Segnatempo

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Ph. Riccardo Podestà

Un viaggio nel mito. Quel mito che è senza tempo, mosso da forze che stanno oltre l’uomo e che vanno incontro a richieste non umane.
Così l’avventura plastica di Carlo Bacci si declina lungo i gradini del tempo con un richiamo ripetuto e costante alla sfera del profondo.

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Ph. Riccardo Podestà

Ed ecco l’orologio: con le lancette ferme è lì a segnare il blocco di un attimo nel fluire continuo della vita.
Il viaggio creativo di Bacci risale dunque dai tempi remoti della storia: pronto a raccogliere, ad ogni svolta, i segni materici dei processi d’immagine.
Ed è il ferro, in primo luogo, ma anche l’acciaio, l’ottone e il sughero e la pietra.
Poi, con una naturalezza che proviene a Bacci, e alla sua sensibilità a onda di sismografo, da una vicinanza disarmata con le cose, è il mattone, è la ceramica, è il legno.

riccardo podestà
Ph. Riccardo Podestà

E ad un tratto, in questa contaminazione senza regole fra i materiali sopravvissuti al tempo macinato dall’uomo, ecco – come si diceva – l’orologio, o, meglio, la sveglia.
E allora cambiano i significati: i frammenti di una storia non scritta, registrata lungo le rive del mare o decifrata nei luoghi più inospitali del consumismo quotidiano, si tramutano in scultura.
Ed è così che l’azione creativa di Bacci appare vivente nel suo tempo: animata da impulsi umani che conducono ad azioni umane, mentre il mito – già lo si è detto – è oggettivo, mosso da forze che stanno oltre l’uomo e che vanno incontro a richieste non umane.

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Ph. Riccardo Podestà

“L’invisibile cammino del passato, che fluisce nel futuro”: l’intuizione, finissima, quasi impalpabile, di Proust è senz’altro utile a chi voglia accostare le opere di Bacci senza porre la mente nel sistema rigido dei linguaggi artistici di questa nostra epoca.
Per Bacci l’atto creativo è un processo che non conosce tregua, almeno fino a che la mente e i sensi funzionano. L’azione del mare ha usurato, rimodellandoli, gli oggetti d’uso del passato; l’intervento dello scultore, li ricompone in una funzione che si può dire estetica: e fatta, dunque, di sorprese.
Di qui il segnatempo: scandito a intervalli ritmici lungo l’esperienza operativa di Bacci al fine di annotarne a margine gli esiti compiuti: le sculture. Ed è, allora, il ritorno al mitico cammino della storia.

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Ph. Riccardo Podestà

E poiché – come sappiamo, dopo Freud – il mito è, al tempo stesso, una realtà esteriore ed una risonanza delle interiori vicissitudini dell’uomo, le misteriose sculture di Bacci assumono una duplice valenza: da un lato potenziano il senso della realtà sensibile, con la fisica urgenza dei materiali di cui sono rivestite, dall’altro dispiegano il loro volo immaginativo verso la dimensione più rarefatta, e più poetica, dell’umana esistenza.
Tornano, dunque, a conclusione di una peregrinazione, che si può dire labirintica, lungo le tracce lasciate dal tempo, i materiali che Bacci ha trovato, registrato, reimpiegato nelle sue sculture.
Ebbene, dalla situazione difficile di allora, inestricabile, in cui non si riusciva a vedere un ordine, ecco uscire dalle ombre del passato questa prima alba dell’uomo: abitata dalle poetiche creazioni di un artista dall’animo puro, che sa toccare le corde dell’innocenza creativa, in un mondo come il nostro, così ostile, così revulsivo.
Di qui la salvezza nel mito.

Gianni Cavazzini

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